Paolo Pejrone

Il forte del Bramafam svetta sulla sommità del colle che sovrasta Revello, nel circondario di Saluzzo, come un antico guerriero sconfitto dalle troppe battaglie.

Ai piedi del glorioso rudere, lungo le pendici scoscese e impervie, si adagiano una stretta e ostica valle e un’autentica meraviglia, frutto del combinato disposto della forza creatrice inarrestabile sprigionata dalla natura e dall’ingegno immaginativo di un grand’uomo: il suo nome è Paolo Pejrone, erede della famiglia più eminente del loco e celebre creatore di giardini in ogni angolo del globo, al quale gli Amici dell’Orto hanno fatto visita uin una cangiante e ballerina mattinata di maggio. Incanto, sorpresa, stupore: il giardino sperimentale dell’architetto, che ci delizia ogni settimana con le sue divagazioni floro-vivaistiche dalle colonne di un noto quotidiano, è sede di una casualità studiata – solo apparentemente – di un incantesimo vivace e profondo, di una conoscenza meditata delle radici millenarie. E’ luogo e albergo di sentimenti forti e appassionati, come tutte le creazioni che nascono dalla competenza, sorretta da una dose sostenuta di entusiasmo, quel dappiù che distingue il frutto inanimato della ragione dal magmatico e ribollente risultato che scaturisce da quell’enigma chiamato cuore. Il giardino di Paolo Pejrone è un inno brulicante e sbalorditivo alla gioia della vista, non solo vegetale: perché nell’infinita variazione dei suoi verdi, dei suoi fiori dal nome complicato ma di immediata percezione estetica, anche l’uomo viandante lungo i sentieri terrosi sente esaltata la sua sensibilità più sincera, ritrova se stesso in un tripudio di stati d’animo… serenità, turbamento, fascinazione…. Un microcosmo che avrebbe potuto far da capitolo aggiuntivo al saggio di Claudio Magris dal titolo omonimo; un luogo dell’anima e della memoria, quindi, tale perché nutrito dalla linfa sgorgata dalla terra e dal sangue stillato dalle vene di una persona che è tal quale la immaginavi: signorile, aristocratico nelle movenze, solido e deciso nei tratti, arguto e accattivante nelle parole, sempre lesto nel lasciare spazio a una risata piena d’amore o un’occhiata sagace e fulminea.

Scommettiamo – certi della vittoria – che mentre ci intratteneva, appoggiato al nodoso bastone da passeggio agreste, sotto l’albero dei fazzoletti, l’architetto, o meglio il poeta della Natura, vagava con i pensieri verso nuovi esperimenti e nuove ricerche, o più prosaicamente verso i lavori da fare e da mettere in conto. Perché il vero giardin iere non si arrende; la sua mente non è mai immota, il suo occhio tutto scruta e comprende.

Paolo Pejrone e il suo giardino sono cosa unica e vanno per loro conto in questi tempi in cui l’attesa, la pazienza, le scelte meditate paiono fuori moda: un’isola che vale la pena di esplorare.